Tesi di Laurea di Bruno Stefani e Luciana Omodei
Relatore: Prof. Nicola Sinopoli Gera Minucci
Correlatore: Ugo Sasso
Anno: 2006
PREMESSA
Le problematiche relative alle mutazioni climatiche, alla dissipazione
delle energie non rinnovabili e al progressivo inquinamento di aria,
acqua, suolo, non sono più patrimonio esclusivo dell’ambientalismo
radicale. Il diffondersi di una nuova coscienza e la velocità esponenziale
con cui si aggrava la situazione dell’ambiente ha favorito e stimolato un
interesse sempre maggiore per iniziative volte al contenimento dei
consumi.
Questo nuovo atteggiamento di politici, tecnici e consumatori che premiano
anche in ambito edilizio, obiettivi “ecologici”, sta determinando
nell’industria edilizia l’ingresso di nuove priorità che, inserendosi non
solo nel mercato ordinario ma anche nei circoli dei progettisti più noti,
potranno forse contribuire a convincere gli uni a mediare rispetto ad
un’ottica puramente speculativa alla lunga poco pagante persino in termini
economici e sociali, e gli altri ad accompagnare la ricerca linguistica
con percorsi di progettazione più attenti al benessere dei fruitori e al
rispetto per gli ambienti di intervento.
Già negli Anni ’90 del secolo scorso alcuni Paesi del nord europeo, come
Danimarca ed Olanda, hanno codificato comportamenti virtuosi nel campo del
contenimento dei consumi energetici in ambito edilizio. In questa
direzione, grazie anche alle indicazioni e alle spinte provenienti dalla
normativa europea, si sono successivamente mossi molti Paesi dell’UE.
Dopo aver confrontato alcune iniziative europee con la legislazione
italiana al riguardo, si è focalizzata l’attenzione su CasaClima,
strumento di certificazione del consumo energetico degli edifici promosso
dalla Provincia Autonoma di Bolzano. Nato come obiettivo volontario,
CasaClima si è via via strutturato come strumento per l’ottenimento del
certificato di abitabilità: la certificazione CasaClima è divenuta
obbligatoria per ottenere il certificato di abitabilità, dal 2002 nel
comune di Bolzano e dal gennaio 2005 in tutto il territorio provinciale.
Nel panorama italiano le tematiche del contenimento del consumo energetico
trovano quindi nella Provincia Autonoma di Bolzano un riferimento
obbligato in quanto si tratta del primo ente pubblico ad aver elaborato
criteri oggettivi per la valutazione energetica degli edifici e ad aver
introdotto l’obbligo per la certificazione stessa, ancora prima che il
risparmio energetico in edilizia venisse normato dal Decreto legislativo
(Decreto di recepimento Dlsg 192/2005 della Direttiva Europea).
Il gradimento
da parte degli stessi abitanti rispetto agli esiti di questo nuovo
approccio al fare edilizia residenziale, è stato dagli scriventi
verificato attraverso un confronto tra un’indagine già svolta in
collaborazione con la Provincia Autonoma di Bolzano e la riproposizione
del medesimo questionario ad un campione (per esigenze burocratiche
relativamente limitato) di utenti di edifici di residenza pubblica. Nel
complesso il giudizio espresso è risultato positivo, con maggiore
entusiasmo rilevato all’interno di edifici realizzati dalla committenza
privata.
Anche sotto il
profilo del mercato immobiliare CasaClima si sta rivelando un buon
investimento perché, in particolare le abitazioni con le più alte
classificazioni energetiche, aumentano la loro appetibilità. La vera
novità portata da CasaClima, più che sul piano scientifico, si configura
nell’approccio estremamente concreto, semplice nell’applicazione e facile
nella comunicazione. In analogia a quanto avviene da tempo per alcuni
elettrodomestici, CasaClima classifica infatti le costruzioni in una serie
di categorie indicate con le lettere da A fino a G in funzione del consumo
di calore per il riscaldamento invernale. Si fa dunque riferimento
concettuale a categorie organizzative già presenti nel sentire comune,
verificabili attraverso un sistema di calcolo estremamente semplificato,
posto in rete e quindi accessibile e utilizzabile da qualunque cittadino
fornito di conoscenze liceali.
Quello che sul piano della diffusione è risultato un innegabile vantaggio,
non può non mostrare alcune lacune sul piano concettuale ed applicativo.
Intanto, per il momento, nessuna considerazione è sviluppata per quanto
concerne il raffrescamento estivo e per il consumo connessi con
l’illuminazione; vi è poi la fondamentale approssimazione connessa con una
certificazione che avviene “a monte” (cioè all’uscita dalla fabbrica da
parte di un ideale prodotto edilizio) e non “a valle”, come avviene ad
esempio con la “legge 10” che prende in considerazione l’intero organismo
edilizio (composto da strutture edilizie e impianti tecnologici)
articolato nelle sue interazioni con il luogo preciso in cui è collocato.
Detto in altre parole, per ottenere oggi (nel 2006, n.d.r.) la
certificazione CasaClima, ogni nuova costruzione deve “teoricamente”
(senza prendere in considerazione le condizioni
esterne con cui l’edificio interagisce) consumare in un anno non più di
70kWh/m2 per il proprio riscaldamento invernale, cioè deve porsi nella
situazione corrispondente alla classe C.
E’ prevista in aggiunta una valutazione definita “ambientale”,
identificata con il marchio “CasaClima +”, conferibile agli edifici che
oltre alla limitazione dei consumi di calore (< 50 kWh/m2anno,
corrispondenti alla classe B) evitano l’utilizzo di materiali, componenti
e combustibili ritenuti, sulla base di un predefinito elenco prescrittivo,
poco rispettosi delle ragioni della salute dell’ambiente.
L’impostazione
pragmatica di CasaClima,
che
concentra la propria attenzione sull’involucro più che sulle tecnologie
termoidrauliche e sulle relazioni climatiche con l’intorno, sta spingendo
la progettazione verso l’applicazione di generici concetti di bioclimatica
ma soprattutto verso soluzioni di coibentazione spinta, volto al
contenimento delle dispersioni termiche, all’eliminazione dei ponti
termici, al controllo della ventilazione, ecc. Questo produce di
conseguenza una maggiore attenzione progettuale alla definizione e alla
realizzazione di specifici dettagli costruttivi. Dopo aver selezionato ed
analizzato le soluzioni adottate da una serie di edifici classificati
CasaClima, ritenuti rappresentativi rispetto agli standard produttivi più
generali, sono stati individuati alcuni “nodi chiave“ sui quali i
progettisti hanno concentrato le proprie attenzioni e precisamente:
1. Attacco a terra
2. Connessioni pareti-solai
3. Connessione serramenti-pareti
4. Balconi
5. Coperture
Va detto che le soluzioni individuate non hanno determinato esclusivamente
considerazioni di tipo tecnologico ma in alcuni casi hanno anche assunto
capacità di caratterizzazione e innovazione linguistica, come ad esempio
negli aggetti dei tetti o dei balconi con funzione ombreggiatrice. In
generale tuttavia lo sforzo, almeno in questi primi anni di applicazione
della norma CasaClima, si è esplicitato in maniera tecnologica sui due
assi fondanti del contenimento energetico: diminuizione delle dispersioni
ed isolamento dell’involucro.
Più che verificare il rapporto tra nuove strategie edificatorie e connessi
risultati formali si è quindi sviluppata un’analisi puntuale ed un
confronto delle varie soluzione tecniche applicate in maniera da riuscire
ad elaborare alcune sintesi tipologiche per ciascun “nodo-chiave”. Si
tratta di una sorta di “meta-dettagli” da intendersi come riferimento
organizzativo per famiglie di soluzioni a loro volta suggeritrici ed
aperte ad una molteplicità di immagini architettoniche.